Chiudere. Lo stare dentro, il tempo si dilata, lo spazio esterno si restringe e quello interno si potrebbe  trovare, fargli visita, cercarlo, ascoltarlo, anche quando ci rendiamo conto che è stato vuoto per un po’ ed il silenzio è malinconico, le polveri sottili, il dolore si è ispessito, l’anima stropicciata è nell’ovatta. Il lockdown può essere stato un contatto brusco, imposto, con se stessi, la casa, gli oggetti e le persone che la abitano. Le ombre si mettono in luce, gli scheletri escono dagli armadi, il pettine e i suoi nodi stanno lì sul comodino. Pensando alle relazioni che si complicano come un altro strascico del Covid 19,  che esplodono, si lacerano, mi è tornato alla mente il libro di Mark Twain “Diario di Adamo ed Eva”, che consiglio spassionatamente e che descrive in modo divertente l’incontro tra uomo e donna, le diversità, le incomprensioni. Ne fa, talvolta, una caricatura, esagerandone alcuni aspetti, forse, lasciando la parola a qualche cliché, che però nascondono piccole verità. 

 





 Dal diario di Adamo su Eva:

Mi sono costruito una  capanna per ripararmi dalla pioggia, ma non ho potuto starci in pace. Vi si è intrufolata la nuova creatura. Quando ho cercato di farla uscire, ha mandato fuori dell’acqua da quei due buchi con cui guarda e se l’è asciugata con il dorso delle zampe, e ha fatto un rumore come quello che fanno gli altri animali quando si trovano nei guai. Vorrei che non parlasse ed invece parla sempre. Non avevo mai sentito una voce umana prima,  e ogni suono nuovo e strano che si insinua in queste solitudini piene di sogno, mi ferisce l’orecchio e mi suona una nota falsa. E questo nuovo suono è sempre cosí vicino a me, alla mia spalla, al mio orecchio, prima da una parte e poi dall’altra, mentre io sono abituato soltanto a suoni più o meno distanti da me.”

 

 

Dal diario di Eva su Adamo:

È ancora lassù. Riposa, in apparenza. Ma è certo un sotterfugio: domenica non è un giorno di riposo; è stato scelto il sabato per questo. Mi sembra che sia una creatura interessata solo al riposo. Non credo sia capace di dormire tanto; mi stanca il solo stare qui seduta a sorvegliare l’albero. Mi domando a cosa serva costui: non lo vedo mai fare nulla. Ieri sera hanno riportato la luna; ne sono cosí felice! È stato molto onesto da parte loro. Poi è scivolata via ed è scomparsa un’altra volta, ma non mi è dispiaciuto; non c’è da preoccuparsi con dei vicini di quel genere; certamente la rimanderanno un’altra volta. Vorrei poter fare qualcosa, per mostrar loro la mia riconoscenza.  Mi piacerebbe mandar loro qualche stella, perché ne abbiamo più di quante ce ne possano servire. Voglio dire io, e non noi, perché vedo benissimo che il rettile (Adamo) non si interessa affatto a questo genere di cose. Ha dei gusti molto volgari e non è gentile

 

 

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