Adolescenti e i social network: diversi tipi di connessioni necessarie












Adolescenti e i social network: diversi tipi di connessioni necessarie

 

 

Gli adolescenti sono confusi, a mezz’asta tra il piccolo ed il grande faticano a trovare la propria forma dentro all’esperienza, temono il giudizio, come fosse una taglia sulla loro testa, sono netti, bruschi, estremi, assolutamente interessanti. 

Provano con frenesia un abito via l’altro, prendono le misure. La capacità di giudizio, la pianificazione, l’attesa, il mettersi nei panni degli altri sono funzioni che i ragazzi faticano ad esercitare. Le neuroscienze ci spiegano che sono abilità collegate allo sviluppo delle aree cerebrali frontali che, tuttavia,  sono le ultime a formarsi e a completare la loro maturazione. Questo motiva, almeno parzialmente, perché sia pericoloso lasciare una piena autonomia ai ragazzi nell’utilizzo dei social network e vietato se minori di quattordici anni. 

La valutazione del pericolo non è possibile se avviene in solitudine. Chiedono di essere lasciati alla loro vita, questo non significa che lo desiderino davvero. Spesso le sfide e le provocazioni che attivano sono richieste di contatto, di sguardo. E’ difficile conoscere direttamente alcuni di loro, hanno un linguaggio nuovo, i genitori spesso non li riconoscono. La loro realtà interna risulta inespugnabile, mettono distanza con la generazione passata per potersi promuovere ed essere loro generatori di novità. Come fare allora a mantenere un collegamento con il garbuglio di emozioni fortissime che sta dentro di loro? Adesso con il Covid mi capita spesso di pensare alle persone di quest’età, i racconti dei ragazzi che ho in terapia sono saturi di noia, si sono intensificati i ritiri e gli agiti autolesivi, sembra non esserci ricambio e soluzione per i panni sporchi, per il dolore, per la scuola che è a distanza e che sempre di più faticano a sentire utile, vicina, stimolante.

Credo si possa tentare l’accostarsi a loro con sincera curiosità. Gli adolescenti sentono se chiediamo loro qualcosa per controllarli o  se ci teniamo a condividere il loro mondo. Credo sia fondamentale dare dignità al loro punto di vista, riconoscerlo, contrastarlo, dare un limite al mare sinestesico, essere argine ed essere ponte. L’acqua sarà spesso in tempesta, l’onda emotiva infranta ed avranno bisogno di qualcuno che tenga la rotta, è importante, in caso di naufragio, non perdere il coraggio e la forza per essere scoglio.

 

 

Commenti

  1. Molto bello e molto vero questo scritto sugli adolescenti! Noi adulti abbiamo il compito e la responsabilità di ‘stare con’ loro anche se viviamo le cose in modo diverso, anche se a volte non li capiamo. Una paziente, cronologicamente uscita dall’adolescenza, ma emotivamente immersa in emozioni e situazioni che prima non aveva potuto vivere, scriveva il suo desiderio di potere essere contemporaneamente onda e scoglio. Quindi movimento, anche caotico e burrascoso, e insieme punto fermo, solido, costante. Per muoversi nel mare della vita, disorientati dalla attuale realtà pandemica, come scrive l’autrice, l’assenza della valutazione del pericolo si fa ancora più labile, e ancora di più hanno bisogno che gli adulti rappresentino un punto fermo, anche se a loro volta turbati e disorientati da questa difficile realtà.

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  2. Bellissimo l’essere onda e scoglio, grazie infinite per i pensieri e la condivisione!

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  3. Bellissimo l’essere onda e scoglio, grazie infinite per i pensieri e la condivisione!

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