Quali possibili scuole? Insegnanti contro corrente.








  

Difficile essere Robin Williams e cogliere “l’attimo fuggente”, niente più lezioni sopra i banchi per cambiare prospettiva. 

Il virus ce li ha tolti, anzi gli ha messo le rotelle, ma sembra aver paralizzato, messo un freno al pensiero creativo. 

 

Gli aspetti organizzativi legati all’emergenza pandemica hanno reso difficile la nascita di una nuova didattica, che pare essere sempre più a distanza.

 

Le lezioni rimangono spesso frontali e lo scontro è con videocamere che sono legittimate a rimanere spente, con “reti” che non tengono la “connessione”, con microfoni gracchianti e video ballerini.

 

Come è possibile valutare equamente, verificare se i ragazzi hanno compreso?

 

“Siamo senza sapere”, la comprensione è merce rara, i ragazzi compressi dentro alle loro case, si sono infilati spesso in scorciatoie, in verifiche copiate, interrogazioni falsate e sono sbucati lungo la via dell’ignoranza.

 

La casa, la camera, da iniziale rifugio sicuro, sono diventate luogo d’angoscia claustrofobica, il corpo è il grande assente, immobile, poche le esperienze di sensorialità. 

 

Credo che il virus abbia messo a soqquadro le abitudini. Alcuni ragazzi giocano di notte, dormono di giorno, fanno i compiti come vogliono, mangiano da soli, perché anche i genitori hanno stravolto lo stile di vita. 

Questi cambi di ritmo sparpagliano le giornate, l’esistenza zoppica dentro ad una generale disregolazione.

 

Noi adulti dobbiamo allora riprendere il timone, nonostante anche le nostre abitudini siano state messe al rogo, possiamo essere piccole fenici che si risvegliano dalla cenere.

 

La pandemia ha amputato la fantasia e si deve, invece, ricucirla chirurgicamente alla realtà.

 

Va cercata sotto alle montagne di regole organizzative che sono state comprensibilmente imposte alla scuola e agli insegnanti.

 

Credo non si debba perdere il fervore, il senso dell’apprendimento. La conoscenza rende le esperienze tridimensionali, rotonde, piene e la comprensione ed il sapere creano bellezza.

 

Bisogna che la passione per la conoscenza si trasmetta con fermezza, che i ragazzi dicano il loro punto di vista, che vengano interrogati e che la dignità e l’integrità non perdano punti.

 

Troviamo un modo affinchè i ragazzi possano, anche con l’utilizzo del corpo, fare in modo che gli apprendimenti si depositino dentro di loro.

 

Dovrebbero poter mimare un concetto, dagli un colore, un sapore, inserirlo dentro al loro bagaglio, ritrovarlo nella memoria e sceglierlo.

 

Sarebbe bello se il sapere fosse  l’ arredo permanente per la loro cameretta interna.

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