A voi, a me… a tutti i dolori, tutti..
Il dolore va sofferto. Il dolore ci rende, ci restituisce quello che siamo.
Hai ripiegato con cura l’attesa.
L’hai chiusa a chiave nel baule, in una soffitta quadrata e inagibile.
Torni negli anni alle stanze nude, dove i fantasmi vivono, ai ripostigli senza memoria, a ciò che è immobile e spaventoso, mai nato.
Sali la scaletta di ferro e piombo, arrampica e fai ruggine di lacrime e sangue.
In un bagno di spasmi ti serve raccogliere a carponi l’intonaco caduto.
Bisogna lasciare al dolore il tempo di mettere il suo seme ed accettare le voragini. Soffri piano, decanta le giornate senza lodi.
Non puoi sempre correre verso la speranza, creare inganni e tumulti che nascondano la pioggia. Devi guardati i palmi fradici, stare con le mani in mano, perder tempo ad abbracciarti.
Sacerdotessa per il culto dei morti, elabora il lutto violento, coltiva un fiore minuto ed accetta di rimanere viva, anche questo significa esistere e resistere.



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