Ciò che era rimasto appiccicato addosso
Francesca Woodman
Stacco i ganci che stan sotto la pelle d’argento, lascio il sale e le ferite ad essicare lente
Abbandono vecchi approdi di cui la maturità diffida e rinnovo il tuffo dall’ignota roccia.
Ho studiato a fondo il volo degli uccelli e quello dell’infanzia, la dinamica del salto, la freccia e la sua punta che bucano l’immenso.
Non ho più paura della mia follia, l’ho appesa al chiodo. Ammiro l’opera d’arte che ha creato, il suo coraggio maleducato, corrotto, sconcertante.
Nella mano lo scalpo in segno di conquista, ho fatto trofeo di un’altra testa, con violenza ho abbattuto la mia Troia.



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