Ho capito di essere una persona abbandonabile.
Non nel senso che non posso evitare l’abbandono, che
mi è ovvio fin da bambina. Ma che lo considero una
possibilità imminente e talvolta auspicabile. Un tempo
pensavo di essere una che abbandona facilmente.
Ora so che, anche se con dolore, sono abbandonabile.
Voglio dire che quando sento che non ci sono le condizioni
per incontrarsi davvero, per intendersi senza
troppa fatica, «abbandonami» è un invito liberante.
Non è obbligatorio tenermi, frequentarmi è facoltativo.
E questo dà molta leggerezza e grazia all’incontro.
Come fanno le libellule e forse i volatili in genere. Può
far molto male all’inizio, può atterrare ma poi piano
piano si sente che sopra la testa e tutt’intorno si allarga
un grande spazio libero. C’è piú sfondo e un sentore
appena accennato di nuove possibilità. L’odore
è l’esatto opposto dell’odore di bruciato. Un profumo
fresco di bucato appena steso, di pavimento appena
spazzato e poi lavato. Con cura. Con le finestre aperte.
Grazie Claudia,
RispondiEliminaquesto è un post che arriva come un caldo raggio di riflessione.
Un caro saluto,
Danilo